In vent’anni le entrate tributarie si sono impennate fino al 150% al Sud, mentre al Centro-Nord dell’82%. Il dato è davvero preoccupante se si considerano gli investimenti in servizi e infrastrutture effettuati dai comuni italiani: le spese in conto capitale sono diminuite di un terzo nell’ultimo decennio, mentre gli investimenti diretti sono scesi del 17,7%. Nel periodo 2010-2011 c’è stata un’ulteriore diminuzione degli investimenti diretti del 5,7% nel Mezzogiorno. Questo è più o meno il dato storico.
Per le imprese ora c’è da fare i conti con nuove tasse. Secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, l’Imu arriverà a costare mediamente l’82% l’anno in più rispetto allo scorso anno. La causa principale è il forte aumento sui capannoni industriali. La classifica degli aumenti viene guidata dal comune di Caserta, seguita da Pesaro, Savona e Rovigo.
Gli imprenditori casertani subiranno un aumento medio annuo, rispetto all’Ici, dell’82%. In termini assoluti Caserta ha sperimentato un aggravio aggiuntivo di 1.378 euro, in seguito alla decisione di alzare l’aliquota fino al massimo del 10,6%. Importanti aumenti anche a Palermo e Salerno. A Brindisi, invece, nonostante il mantenimento dell’aliquota base, l’aggravio con l’Imu sarà pari a 2.514 euro (+30%).