Oggi la view si focalizza sui certificati di deposito, ovvero una forma di conto deposito vincolato, attraverso la quale il risparmiatore deposita una somma di denaro e la banca si obbliga a restituirla alla scadenza pattuita. Il deposito genera interessi (fissi o variabili), che possono essere corrisposti alla scadenza, unitamente al capitale, o con periodicità diversa.
La scadenza del vincolo non può essere inferiore ai 3 mesi e non superiore ai 60 mesi. I certificati di deposito possono essere nominativi o al portatore. L’aliquota fiscale che si applica su questi prodotti finanziari è pari al 20%, superiore a quella dei Bot o dei Buoni Fruttiferi Postali (12,5%). Come avviene per i conti deposito, l’imposta di bollo applicata è pari allo 0,1% nel 2012 e allo 0,15% nel 2013: si va da un minimo di legge di 34,2 euro a un massimo di 1.200 euro.
I certificati di deposito di tipo “nominativo” rientrano nell’ambito dell’applicazione del Fondo interbancario di tutela dei depositi, mentre sono esclusi i certificati al portatore. Anche per questi prodotti valgono le regole vigenti per i conti correnti, ovvero in caso di fallimento della banca sono garantite somme investite fino a 100mila euro per ogni depositante e istituto di credito.