Ecco quando l’imposta di bollo può raddoppiare

Le sorprese (negative) per i risparmiatori sono sempre dietro l’angolo. Addirittura può capitare di vedersi addebitata una tassazione doppia rispetto a quella prevista dalla legge. E’ davvero possibile? Purtroppo sì, ma si tratta di casi isolati e previsti soltanto in situazioni particolari. Chi opera sui fondi comuni di investimento senza avere un conto corrente di appoggio rischia una doppia tassazione per ciò che concerne l’imposta di bollo. E’ il caso di quei risparmiatori che hanno sottoscritto fondi comuni di investimento direttamente presso una Sgr o una piattaforma online.

Il rischio è quello di vedersi liquidare una parte delle quote sottoscritte per versare l’imposta di bollo e addirittura pagare una commissione per l’uscita forzosa dall’investimento. Dal 2013 l’imposta di bollo sui prodotti finanziari (la cosiddetta “mini-patrimoniale”) è salita allo 0,15% senza alcun tetto massimo come avveniva in precedenza (imposta dello 0,1% nel 2012 con tetto a 1.200 euro). La stortura nasce quando manca il classico dossier titoli aperto presso una banca.

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Con il dossier titoli aperto presso la propria banca, l’addebito dell’imposta di bollo avviene direttamente sul conto corrente. Tuttavia, quando manca il conto d’appoggio, l’intermediario finanziario può procedere d’ufficio al disinvestimento delle quote necessarie per pagare il bollo per quanto riguarda i rapporti in essere al 31 dicembre 2011. Casi del genere si verificano soprattutto se si investe con piattaforme online, ad esempio Fundstore.

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Quest’ultimo anticipa l’imposta di bollo a carico dei clienti, che però devono provvedere a saldare il debito entro una certa data. Se non lo fanno, vengono liquidate le quote necessarie per coprire il pagamento dovuto per l’imposta. La beffa per i risparmiatori arriva, però, dalle commissioni: molti fondi prevedono fee di uscita o almeno diritti fissi per gestire la pratica del disinvestimento.

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