
Molto dipenderà, infatti, dall’andamento dell’economia a livello globale. Nel mercato dell’arte, più che in ogni altro, possiamo osservare un fenomeno assolutamente particolare: in periodi di recessione, di crisi, in periodi di inflazione, di volatilità o, comunque, ogni qual volta la situazione economica non sia davvero molto molto chiara, l’arte si blocca completamente venendo a mancare non soltanto la disponibilità economica dei compratori, bensì addirittura la disponibilità di oggetti di lusso o opere d’arte.
L’arte, in definitiva, sta bene soltanto quando l’economia sta bene e qualora un investimento di questo tipo (che assimiliamo all’investimento in valute rifugio ed in beni rifugio quali orologi da collezione ma anche francobolli e gioielli) possa rappresentare un gradevole surplus volto a completare il nostro portafoglio ad alto rischio o di obbligazioni a basso rischio.
Ciò che si evince, dunque, osservando il biennio 2010-2011 ed avendo sempre in mente le nostre premesse, è che il mercato dell’arte, nel 2011, più che crescere in maniera decisa ed esponenziali, consolidi la crescita ottenuta sino ad oggi soprattutto nel comparto medio-alto (quello alto-altissimo è, per ora, si esclusiva competenza di società finanziarie o istituzioni museali) e dell’arte tradizionale occidentale (l’arte impressionista in primis)
Questi settori, infatti, stanno raccogliendo, positivamente, gli ingenti capitali messi a disposizione dai sempre più ricchi investitori dei paesi emergenti (specie quelli dell’est del mondo) e vedranno crescere, gradualmente, le proprie quotazioni.