Il 2013 dovrebbe confermare il trend negativo della spesa per consumi, ma anche quello del mercato del lavoro e dei prestiti a imprese e famiglie. E’ quanto emerge dall’ultimo studio della Confesercenti “l’impresa presenta il conto”, che ha valutato sia i risultati degli ultimi anni che fatto proiezioni per i prossimi mesi. Nel 2012 la spesa per i consumi delle famiglie italiane è crollata del 4%, ovvero di 35 miliardi di euro. Quest’anno la rotta non verrà invertita, sebbene la flessione avverrà in tono minore.
Infatti, è atteso un calo della spesa per consumi dell’1,2% per circa 10 miliardi di euro. Ciò vuol dire che in due anni i consumi caleranno del 5,2% per un importo che si aggira intorno ai 45 miliardi di euro. L’impatto sull’economia reale è enorme, considerando che si tratta di una spesa totale per famiglia di 2.000 euro più bassa rispetto agli anni precedenti. Sul pil l’impatto è stimato intorno allo 0,7%.
► INFLAZIONE: CAMBIA IL PANIERE ISTAT 2013
Si tratta di numeri molto preoccupanti, che impongono al più presto un cambio di marcia. Il crollo dei consumi (mai così male da oltremezzo secolo) è da imputare soprattutto allo smisurato incremento della tassazione, che in un biennio è cresciuta di 40 miliardi di euro per famiglie e imprese. Nel 2013 sono previsti nuovi aumenti: dalla nuova Tares (ex Tarsu e Tia), all’adeguamento delle addizionali Irpef, dall’Iva al 22% (dal 21%) all’aumento delle tariffe dei servizi pubblici locali.
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Nel 2013 famiglie e aziende dovranno sborsare altri 10 miliardi in più di imposte. E poi c’è l’Imu, che se dovesse restare così com’è comporterebbe un esborso di altri 20 miliardi per le famiglie (circa 800 euro per ogni nucleo familiare). Marco Venturi, presidente di Confcommercio, chiede una terapia d’urto. In che modo? Una manovra da 70 miliardi tra riduzione della spesa pubblica e della pressione fiscale.