A partire da gennaio 2012 l’aliquota fiscale sugli interessi dei conti correnti pagati dalla banca al cliente è scesa al 20% dal precedente 27%. Ciò vale sia per i conti correnti tradizionali sia per i conti deposito. A questa tassa va sommata l’imposta di bollo, che è stata pari a 34,2 euro solo se la giacenza media annua è superiore ai 5mila euro. Vale sia per i conti correnti bancari, sia per quelli postali sia sui rendiconti dei libretti di risparmio se intestati alle persone fisiche.
Se la giacenza media sul conto corrente è stata inferiore a zero il bollo è pari a zero. Secondo quanto affermato di recente dal governo, a fine 2011 ben 12 milioni di conti correnti sono stati esentati dal pagamento del bollo, in quanto durante l’anno tra entrate e uscite la disponibilità media del conto non ha superato i cinquemila euro. Il Fisco ha recuperato questo denaro chiedendo un’imposta di bollo più esosa alle aziende.
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Da gennaio 2012 la tassa è passata a 100 euro da 73,8 euro per i conti correnti intestati alle aziende. Si tratta di un provvedimento che ha riguardato ben 20 milioni di conti correnti. Per quanto riguarda, invece, i conti deposito, che sono conti correnti ad elevata remunerazione sottoscrivibili nella quasi totalità dei casi soltanto via web, ci sono delle novità importanti.
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Dal 2012 è entrata in vigore la “mini-patrimoniale” sul controvalore di tutti gli investimenti finanziari, compresi i conti deposito ma esclusi i fondi pensione e i fondi sanitari. Nel 2012 l’imposta è stata pari all’uno per mille, con un minimo di 34,2 euro e un tetto massimo di 1.200 euro. Nel 2013 la mini-patrimoniale salirà all’1,5 per mille, ma senza alcun tetto massimo. Questo prelievo non riguarda, però, i conti correnti tradizionali, sia bancari che postali.