Dall’inizio del secondo trimestre dell’anno le maggiori banche italiane hanno erogato solo il 10-15% dei nuovi flussi di mutui a tasso fisso contro una media del 30%. Secondo il parere di Stefano Rossini di Mutuisupermarket.it, a bloccare la domanda di mutui a tasso fisso sono gli spread bancari elevati. Infatti, negli ultimi dodici mesi la crisi finanziaria europea – che ha toccato particolarmente le banche italiane – ha spinto gli istituti di credito ad alzare sempre più gli spread sui mutui a tasso fisso.
Dall’1,5% si è giunti addirittura fino al picco del 4,56% di febbraio scorso. Attualmente gli spread sui mutui a tasso fisso si mantengono mediamente 20-30 punti base più cari rispetto ai mutui a tasso variabile. Le banche spingono soprattutto verso il tasso variabile per diverse ragioni. In primis, l’indice di riferimento per il tasso fisso è su livelli davvero molto bassi.
Infatti, l’Eurirs a 20 anni – che è il benchmark per i mutui a tasso fisso – è sui minimi di sempre e viaggia intorno al 2,4%. Un’altra motivazione è quello che le rate del mutuo a tasso variabile possono essere ritoccate nel tempo in caso di aumento dei tassi di interesse. Considerando che il costo del denaro in Europa è già molto vicino allo zero, sui minimi storici, è probabile che nei prossimi anni possa esserci un aumento dei tassi.
Insomma, oggi per le banche è meno rischioso concedere mutui a tasso variabile. Tuttavia, è probabile che nei prossimi mesi le banche possano procedere con un leggero taglio degli spread sui mutui a tasso fisso, nonostante oggi il variabile permette un risparmio di costi fino al 20% in più rispetto al tasso fisso.